Superbonus 110, le novità: proroga per le villette e cessioni più semplici

Superbonus 110, le novità: proroga per le villette e cessioni più semplici

21/04/2022
La Camera ha chiesto a larga maggioranza la proroga dei termini per il superbonus delle case autonome. Le regole attuali prevedono che entro il 30 giugno prossimo risulti effettuato (ovvero pagato) almeno il 30% dei lavori e che l’ultimazione delle opere (ovvero il saldo) avvenga entro il 31 dicembre. Sono termini che in molti casi si stanno dimostrando problematici da rispettare. E non per volontà dei contribuenti: l’aumento dei prezzi delle materie prime, la difficoltà di trovare imprese (che talora cominciano i lavori e poi dirottano la manodopera su cantieri di maggiore dimensione) e soprattutto la difficoltà di ottenere lo sconto in fattura e/o la cessione del credito in conseguenza delle norme più restrittive in materia hanno rallentato i lavori, quando non li hanno proprio fermati.
Le richieste del Parlamento sul superbonus: proroga e regole più chiare

Il Parlamento chiede non solo uno spostamento dei termini ma anche che si faccia chiarezza su un punto cruciale, cioè che il 30% va computato sul complesso delle opere in programma e non sui singoli lavori. Secondo un’interpretazione restrittiva della norma in vigore infatti sembrerebbe necessario, nel caso in cui, ad esempio, si volesse fare il cappotto termico, cambiare la caldaia e rifare gli infissi, che tutte queste tre operazioni siano state compiute almeno al 30% mentre di solito non si effettuano in contemporanea e, per restare al nostro esempio, il cappotto termico da solo vale oltre la metà dei lavori. La durata della proroga e se questa riguarderà anche il termine di conclusione dei lavori sarà oggetto del decreto con cui il Governo recepirà le indicazioni parlamentari.



Gli immobili interessati

Le case autonome oggetto della proroga sono sostanzialmente le abitazioni accatastate come A/7 (le ville A/8 e gli edifici storici A/9 sono esclusi dal superbonus) e anche tutte quelle abitazioni con altra classificazione catastale residenziale che pur essendo all’interno di complessi con più unità immobiliari (ad esempio le villette a schiera o i loft nei condomini) hanno ingressi e impianti autonomi rispetto a quello delle altre unità. Le abitazioni plurifamiliari con proprietà unitaria se hanno da due a quattro unità immobiliari sono assimilate ai condomini, e quindi la scadenza per ottenere 110% è quella prevista dalla Legge di Bilancio 2022, cioè il 31 dicembre 2023; fanno eccezione solo gli immobili siti in aree colpite da eventi sismici successivamente al 2009: per loro la scadenza è fissata al 31 dicembre 2025. Gli edifici plurifamiliari a proprietà unitaria con oltre quattro unità immobiliari residenziali sono esclusi dal superbonus.

L’allentamento dei vincoli sulla cessione del credito

Dicevamo sopra del blocco dei lavori derivante dalla stretta sulle cessioni; anche su questo il Parlamento chiede al Governo di intervenire allentando i vincoli molto forti introdotti negli ultimi mesi dopo che sono state scoperte truffe milionarie per crediti fiscali relativi a lavori mai eseguiti o fatti a prezzi completamente fuori mercato. Con le regole attuali il contribuente può liberamente effettuare la cessione a chi vuole o chiedere lo sconto in fattura; dopo questo passaggio però le successive cessioni non possono essere più di due, non possono essere parziali e si possono fare solo a banche, assicurazioni, finanziarie iscritte all’albo. Il dl Bollette ha introdotto per le sole banche la possibilità di effettuare un quarto passaggio, ma esclusivamente a correntisti dell’istituto. Ora si chiede che anche altri soggetti possano rientrare nel business.

Sono vincoli particolarmente pesanti perché le banche devono fare anche i conti con l’enorme richiesta che hanno già ricevuto e che ha esaurito i budget a disposizione. E chi si appresta a compiere i lavori deve fare a sua volta i conti con la prospettiva che dalla cessione riceverà meno non solo perché i maggiori vincoli costringono gli istituti ad aumentare le verifiche (e i maggiori costi evidentemente non li pagano loro) ma anche per via dell’aumento del costo del denaro. La cessione del credito a una banca è del tutto assimilabile a un mutuo, con la differenza che le rate (annuali in questo caso) non sono pagate da chi riceve l’erogazione ma dallo Stato. Siccome il tasso dei mutui sta aumentando aumenterà anche il tasso di rendimento dell’operazione della banca e quindi, a parità di rata annuale, diminuirà l’erogazione.