Tornano esecuzioni e amputazioni nell'Afghanistan dei talebani

Tornano esecuzioni e amputazioni nell'Afghanistan dei talebani

24/09/2021
   Ad annunciarlo è stato il mullah Nooruddin Turabi, noto per la sua ferocia alla fine degli anni '90. Valuteranno se farle in pubblico e permettere le riprese video come deterrente

Quello che sembrava essere il nuovo corso dei “talebani 2.0” in realtà si sta dimostrando non troppo lontano dal modo di gestire il potere che avevano utilizzato prima dell'invasione statunitense. Sono tornati i personaggi che alla fine degli anni '90 erano i principali fautori delle peggiori politiche restrittive in ossequio alla Sharia. Tra questi c'è sicuramente Nooruddin Turabi, ex responsabile della Giustizia in quegli anni e che adesso è stato nominato responsabile delle Carceri. Si è presentato nel modo più intransigente possibile annunciando un ritorno al passato che fa rabbrividire. Le esecuzioni e le amputazioni riprenderanno perché ritenute “necessarie per la sicurezza”. È questo ciò che ha annunciato nel corso di un'intervista all'Associated Press spiegando quali saranno i metodi deterrenti del nuovo corso governativo.

Le esecuzioni e le amputazioni in pubblico 

Nulla di nuovo rispetto al passato con l'eccezione, forse, della dimensione pubblica. Secondo Turabi verrà valutato se le esecuzioni o le amputazioni verranno eseguite in pubblico, a differenza del passato. In diverse occasioni addirittura vennero realizzate anche in degli stadi davanti a tutta la popolazione per lanciare un segnale inequivocabile a chi pensava di poter andare contro la legge islamica. A differenza del passato la “dimensione pubblica” della punizione verrà valutata anche se non è esclusa. Turabi ha, infatti, dichiarato che potrebbe essere sempre utilizzata come deterrente e permesso alle persone che vi assistono di riprendere con i cellulari o videocamere. Proprio l'approccio alle nuove tecnologie rappresenta una delle poche differenze del nuovo corso dei talebani.

L'apertura alle nuove tecnologie 

I fondamentalisti islamici hanno, infatti, valutato come i social media e le nuove tecnologie possano permettere loro di arrivare a molte più persone rispetto al passato. "Siamo cambiati rispetto al passato ha dichiarato Turabi che ha spiegato come la televisione, i cellulari, le foto e i video siano - una necessità della gente, e ne siamo consapevoli". Inoltre ha proprio messo in risalto la forza dell'impatto che i video diffusi online possono avere. "Ora sappiamo che invece di raggiungere solo centinaia, possiamo raggiungere milioni", ha detto, oltre a spiegare l'importanza dell'effetto deterrente in caso di pubblicazione di video di punizioni. Affidare le carceri a Turabi rappresenta una scelta ben precisa per il governo talebano.

Chi è Nooruddin Turabi

Si tratta di uno dei leader del primo corso talebano conosciuto per la sua ferocia e intransigenza e inserito nella lista nera delle Nazioni Unite. Ferito in battaglia a un occhio e a una gamba durante l'occupazione sovietica degli anni '80, Turabi è considerato unanimemente uno dei talebani più pericolosi in circolazione. Si ricorda quando nel 1996 fece uscire dalla stanza una giornalista donna e colpi con uno schiaffo un collega che si oppose. Si fece conoscere come colui che strappava le musicassette dalle auto e che impose l'utilizzo del turbante in tutti gli uffici pubblici. Frustava regolarmente chiunque non portasse la barba e costringeva gli uomini alla preghiera cinque volte al giorno. Inoltre vietò gli sport.

Sul nuovo corso talebano, su cui è deciso a porre la propria impronta, ha ammonito gli stati della comunità internazionale dal prendere posizione contro i loro metodi di punizione. "Tutti ci hanno criticato per le punizioni allo stadio, ma non abbiamo mai detto nulla sulle loro leggi e sulle loro punizioni - ha detto Turabi all'Associated Press, parlando a Kabul. - Nessuno ci dirà quali dovrebbero essere le nostre leggi. Seguiremo l'Islam e faremo le nostre leggi sul Corano”. Nelle ultime settimane la sua mano si è già vista con uomini visti a Kabul all'interno di camioncini con le mani legate e portati in giro per umiliarli. In alcuni casi avevano il volto dipinto o il pane raffermo appeso al collo o infilato in bocca. Forse erano stati scoperti a rubare ma non è chiara quale fosse la loro colpa.